Mons. Campiotti a Cellole

Mons. Campiotti Roberto, vescovo della Diocesi di Volterra, Domenica 17 ha visitato la nostra Comunità Monastica, ha presieduto l’eucaristia e condiviso il pasto fraterno. Condividiamo la gioia

Omelia di Mons. Roberto Campiotti, vescovo di Volterra, al monastero di Cellole per la III Domenica di Avvento, 17 dicembre 2023 

Giovanni, il testimone della luce.

Ringrazio innanzi tutto i fratelli di Cellole per l’invito a essere qui a celebrare l’eucaristia con voi. 

Che cosa ci suggerisce oggi il Signore per il nostro cammino? La liturgia della chiesa, nella nostra attesa della venuta del Signore, anche questa domenica vuole porci di fronte a un testimone, San Giovanni Battista. Ce lo affida come un compagno del nostro cammino. 

E qual è la ragione per cui la chiesa ci dona questa compagnia nel nostro cammino cristiano? Nel santo vangelo, che abbiamo appena ascoltato, balza subito agli occhi un particolare, un fatto. Se a noi chiedono chi siamo, noi rispondiamo dicendo il nostro nome e il nostro cognome; in alcuni casi ci viene chiesta la carta d’identità, dove risultano altre informazioni che ci riguardano per l’anagrafe. Ma alla domanda che fanno a Giovanni: «Tu chi sei?», egli stranamente risponde dicendo chi non è. Non sono Cristo, non sono neppure Elia. È come se il Battista potesse dire chi è solo ponendosi in relazione a un altro. La sua identità è un altro da sé, è il rapporto con un altro. 

E chi è questo altro? Il santo Vangelo ce lo indica con una parola, la luce. Questo termine indica una persona, la persona di Gesù, il figlio di Dio che si è fatto uomo. Dire che Gesù è la luce significa dire che è lui l’unica vera sapienza della vita, senza la quale la nostra umanità, la nostra vita, è poco. È proprio poca cosa, e può rischiare di diventare una vita insipiente e stolta. 

Giovanni il Battista è il testimone di questo fatto. Noi sappiamo che i testimoni nei tribunali non devono parlare di sé, né narrare la loro vita, ma devo semplicemente attestare ciò che hanno visto. Sono ascoltati in riferimento ad altro, a qualcosa che è accaduto.  

Così è di Giovanni. Il Battista esiste ― e lì è anche la sua identità ― per rendere testimonianza alla luce: quella luce che sta per venire nel mondo, che viene nelle nostre tenebre. 

Ora diventa chiaro perché la chiesa vuole che Giovanni ci accompagni. Vuole che noi non perdiamo di vista la meta che lui ci indica: l’incontro con Gesù, l’incontro con Cristo, luce della nostra vita. La cosa è detta anche con maggiore forza quando Giovanni dice di sé: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore» (Gv 1,23; Is 40,3). 

Proviamo a pensare che cosa accade a ciascuno di noi. Quando parliamo, la nostra voce serve a dire all’altro ciò che desideriamo, serve per comunicare, per dire ciò che vogliamo. Una volta svolto questo servizio, la voce tace, essa è come un veicolo che trasporta qualcosa d’altro. Ecco, Giovanni dice di sé che è una voce: vale a dire, il mio compito, è di comunicare qualcosa, dopo di che è finito. Ci comunica che Dio sta per arrivare, e noi dobbiamo preparargli la strada. Il Natale non è solo un fatto accaduto nel passato, ma in modo misterioso e reale accade anche oggi. Dio desidera venire, Dio desidera essere il nostro amico nel viaggio della vita, essere uno di noi. Perché Gesù, che è Dio che si è fatto uomo ed è venuto ad abitare tra noi ed è presente ora. Perché, se Cristo non fosse presente ora, non sarebbe possibile per noi la salvezza, perché il cambiamento, il bene della nostra vita nasce del rapporto con qualcosa che è presente. Giovanni continua ad annunciare alla chiesa tutto questo. Lo annuncia oggi anche a ciascuno di noi. 

Allora ancora una volta siamo invitati ad essere irreprensibili per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. La prima attenzione per accogliere la venuta di Cristo è l’attenzione alla nostra umanità, l’attenziona al nostro cuore. 

Cristo ci è dato come risposta all’attesa del nostro cuore, un cuore che desidera il bene, che dica la verità, che desidera la bellezza, che desidera l’amore autentico. Solo se siamo attenti alla nostra umanità nella vita di ogni giorno, vivendo con serietà tutto quello che siamo chiamati a vivere, allora il nostro cuore emerge potentemente nel suo desiderio di ricambiare la corrispondenza che Cristo è per il nostro: la prima preparazione all’incontro con Cristo è essere attenti a sé, alla propria umanità, a quell’umanità che Dio ci ha donato chiamandoci alla vita. 

Un’ultima riflessione. San Paolo, nella seconda lettura ci ha detto: «Fratelli, state sempre lieti!» (1Ts 5,16). E anche il profeta nella prima lettura, ci ha detto: «Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio» (Is 61,10). È dunque un invito alla gioia. Siamo in grado di accogliere questo invito, in mezzo alle nostre tribolazioni e difficoltà? La vita è fatta anche di tribolazioni difficoltà: dentro la concretezza di cui è fatta la nostra vita, siamo in grado di accogliere questo invito? Oppure questo è un invito fatto da chi non ha conosciuto il duro mestiere di vivere? 

La gioia cui oggi ci invita la parola di Dio non è assolutamente una evasione dalla vita, una specie di fuga spirituale dalla concretezza dell’esistenza quotidiana. La vita dell’uomo e del credente passa anche attraverso delle valli oscure. Che cos’è allora la gioia? Che cos’è un cuore lieto? È l’intima certezza che chi crede non è mai solo, che Dio gli è vicino. Il nostro cuore è lieto perché Dio è vivo e presente e accompagna la nostra vita. 

La forma con cui noi riconosciamo in modo semplice la presenza di Dio alla nostra vita è l’offerta; quando affrontiamo qualunque situazione, prima di un lavoro, prima dello studio, prima di un’altra occupazione, l’offerta a Dio di quello che stiamo facendo. Perché nell’offerta lo riconosciamo presente e a lui affidiamo quello che stiamo compiendo. Questa offerta diventa allora l’intima certezza che Dio ci ama e che niente potrà separarci da questo amore, se noi non vogliamo separarci. Solo la nostra libertà ci può allontanare dalla certezza della presenza di Dio. 

Dunque, fratelli e sorelle carissimi, prepariamoci all’incontro con Gesù, questo Dio che si è fatto uomo, questa luce che ci mostra la via della vita. E questo incontro col Signore ci dona la vera gioia. 

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