Il Monastero di Bose

A partire dai primi secoli vi sono stati uomini e donne, chiamati ben presto monaci, che hanno abbandonato tutto per tentare di vivere radicalmente l’Evangelo nel celibato e riuniti in comunità.

Bose si innesta in questa tradizione, propria del cristianesimo di oriente e di occidente, per vivere oggi il progetto del monachesimo, sotto la guida di una regola e di un padre spirituale, chiamato priore, che hanno il compito di rimandare costantemente all’unica luce dell’Evangelo di Gesù Cristo.

La comunità nasce l’8 dicembre del 1965, giorno in cui si chiude il concilio Vaticano II, quando Enzo Bianchi decide di iniziare a vivere, solo, in una casa affittata presso le cascine di Bose. I primi fratelli giungono tre anni dopo, e fra essi una donna e un pastore evangelico. Da allora, al mattino, a mezzogiorno e alla sera, si prega nel canto la liturgia delle ore, si lavora, si pratica l’accoglienza, si studia la Scrittura e la tradizione monastica, e si vive la faticosa ma feconda avventura comunitaria.

Oggi la comunità è formata da uomini e donne, appartenenti alle chiese riformate, ortodossa e cattolica, alcuni presbiteri e un pastore. Fin dall’inizio hanno fatto parte della comunità cristiani appartenenti a confessioni diverse. Di questo dono si è cercato di fare un impegno per l’unità di tutti i cristiani, nella fedeltà alla preghiera di Cristo, perché “tutti siano una sola cosa”.

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